In questo QR code (ultimo simbolo del Marketing digitale)sono contenuti i corsi svolti all'interno di AULA2.0
Perchè AULA 2.0
Per coloro i quali l'uso del QR code fosse ancora sconosciuto in attesa del futuro Web Semantico, il web 3.0 e M2M 2.0, accontentiamoci del presente.
Michael Arrington parla di "wisdom of the few" (intelligenza dei pochi), ribaltando il mantra dell'"intelligenza collettiva", che, come uno spettro, si ripresenta a ogni upgrade del web. Con questa espressione, l'autore di Techcrunch sintetizza bene la portata della frattura partecipativa che ha trovato un modello esplicativo e predittivo nella cosiddetta regola dell'1% o "1:10:89", secondo la quale su 100 utenti di una piattaforma ad architettura partecipativa
* solo 1 contribuisce attivamente con propri contenuti;
* 10 partecipano di tanto in tanto alle attività minime della vita di community (commento, ranking, tagging);
* i restanti 89 fruiscono passivamente.
Ciò non toglie che chiunque possa partecipare.
Forse che dalla generazione
digital natives si potrà ottenere di più? Ne dubito anche perchè è dalla generazione (digital immigrant) che è nata internet e tutto il suo sviluppo.
Non si vuole ribadire la trionfale retorica della partecipazione che aleggia sul microcosmo dei social media.
AULA2.0 persegue ciò che fin dagli esordi caratterizzò il web2.0. Una
user-generated content l'utopia democratica della prima Internet: diventare un'arena tecnologicamente collaborativa e orientata alle relazioni in cui il concetto di
conoscenza condivisa, contribuisse alla creazione di
quell'intelligenza collettiva traguardo fino ad ora irraggiungibile.
Cito ad esempio il successo di Wikipedia che è stato subito salutato come l'inizio di un nuovo approccio al sapere in cui l'intelligenza di tanti semplici individui che si autocorreggono a vicenda può risultare superiore a quella di un singolo specialista.
Ma non tutti gli individui contribuiscono in prima persona ai processi collettivi; spesso solo un'esigua minoranza determina i comportamenti di una grande maggioranza silente e inattiva. È quanto Pareto aveva sintetizzato nella legge 80/20 secondo cui l'80% degli effetti è spesso determinato dal 20% delle cause.
L'ineguaglianza partecipativa online è cosa nota da tempo. La teoria della
Cascata informativa ne è un bell'esempio. Molto interessante la sua applicazione in
ambito finanziario partendo dalla teoria del contagio dei pensieri.
Consapevole che «l'ineguaglianza partecipativa c'è e ci sarà sempre», Jacob Nielsen, al solito, ha già pronta la sua ricetta:
1. abbassare le barriere di ingresso, rendendo la collaborazione più immediata e usabile;
2. automatizzare alcuni meccanismi di relazione: come ha fatto Amazon con le raccomandazioni automatiche ("chi ha acquistato questo libro, ha poi acquistato anche questo...");
3. modificare, non creare: per gli utenti è più semplice gestire pratiche predefinite, rispetto a dover produrre contenuti ex-novo;
4. promuovere la qualità, introducendo, ad esempio, il ranking sulla reputazione;
5. premiare chi contribuisce.
In molti ormai riconoscono che il
bookmarking collaborativo non è solo questione di economia del dono. Comporta anche elevati "costi" di tempo e di attenzione. È così che, con buona pace delle tecno-utopie democratiche, una nuova frontiera del
crowdsourcing sta per nascere.
AULA2.0 non è che un esempio con la costruzione collettiva del sapere tramite collaborazione spontanea, collaborativa, non prestrutturata che porterà, come risultato, all'auspicata
inelligenza collettiva.